Perché si dice “in pectore”?
La locuzione latina “in pectore” è un’espressione che, nonostante le sue antiche origini, continua a essere utilizzata nella lingua italiana contemporanea, mantenendo vivo il suo significato profondo e la sua risonanza storica.
L’origine dell’espressione “in pectore”
“In pectore”, letteralmente significa “nel petto”, “nel segreto del cuore” e ha le sue radici nell’antica Roma e in particolare nel linguaggio ecclesiastico. La utilizzavano per indicare una decisione tenuta segreta, un pensiero custodito gelosamente e non ancora rivelato pubblicamente.
Il termine “pectore” fa riferimento al cuore, considerato fin dall’antichità il centro delle emozioni e dei pensieri più intimi. “In pectore” era quindi una maniera per indicare che qualcosa era mantenuto nascosto, conservato nel profondo dell’anima.
Un esempio storico di utilizzo dell’espressione si trova nelle nomine dei cardinali. A volte il Papa sceglieva dei cardinali “in pectore”, ovvero in segreto, senza rendere nota la loro nomina. Questa pratica consentiva di proteggere i nuovi cardinali in situazioni politicamente delicate o di riservarsi il diritto di rendere nota la nomina in un secondo momento.
Il significato attuale
Nell’uso contemporaneo, l’espressione “in pectore” ha subito una leggera evoluzione. Ora si impiega spesso per indicare una persona scelta o designata per ricoprire una determinata carica, specialmente in ambito pubblico o politico, ma la cui nomina non è stata ancora ufficializzata. In questo contesto, “in pectore” sottolinea il carattere riservato e non ancora pubblico della decisione.
Questo uso moderno del termine conserva l’elemento di segretezza e riservatezza originario dell’espressione, sottolineando la delicatezza delle decisioni in ambito pubblico e la necessità di cautela prima di rendere ufficiali determinate nomine o decisioni.
Per esempio, un ministro “in pectore” è un individuo che hanno scelto internamente per ricoprire il ruolo di ministro, ma la cui nomina deve ancora ricevere un annuncio ufficiale e l’approvazione delle autorità competenti. Questa situazione può verificarsi in contesti politici dove le trattative e le decisioni si mantengono riservate fino al momento opportuno.
In breve, “in pectore” ci parla ancora oggi di riservatezza e di scelte ponderate, specie in contesti in cui le decisioni hanno un impatto significativo sulla collettività. L’espressione evoca l’importanza di mantenere certe decisioni nel più stretto riserbo, fino a quando non si è pronti a condividerle con il mondo esterno, confermando il suo ruolo unico nel linguaggio italiano.