Perché si dice “non c’è trippa per gatti”?
L’espressione “non c’è trippa per gatti” è un detto popolare che affonda le sue radici in un episodio storico curioso e affascinante, legato alla città di Roma nei primi anni del Novecento. Questo modo di dire racchiude in sé una storia che ci porta indietro nel tempo, a quando la gestione della capitale era affidata a un sindaco repubblicano e mazziniano di nome Ernesto Nathan.
L’origine dell’espressione “non c’è trippa per gatti”
Durante il mandato di Nathan, il Comune di Roma adottò una strategia piuttosto insolita per combattere l’infestazione di ratti che affliggeva le strade della città: provvedere al mantenimento di una numerosa colonia di gatti. Il piano prevedeva l’allocazione di un fondo specifico destinato all’acquisto di trippa e altre frattaglie per nutrire questi felini, con l’obiettivo di incentivare la loro “attività di caccia” contro i topi di fogna.
Tuttavia, nel 1907, il progetto si rivelò più oneroso del previsto e, in ultima analisi, inefficace: i gatti, ormai sazi e poco interessati a cacciare, non contribuivano più in modo significativo alla riduzione della popolazione di ratti. Di fronte a questa situazione, il sindaco Nathan prese la decisione di tagliare la voce di spesa relativa all’acquisto delle frattaglie, decretando la fine del finanziamento per il nutrimento dei gatti.
Si narra che, in seguito a questa decisione, fu annotato a mano sul bilancio comunale il commento “nun c’è più trippa pe’ gatti”, segnando così l’origine di questo detto. Da allora, “non c’è trippa per gatti” è diventato un’espressione idiomatica utilizzata per indicare la mancanza di opportunità o risorse oppure l’impossibilità di ottenere ciò che si desidera.
Il significato attuale
Nel tempo, il detto “non c’è trippa per gatti” ha superato il suo contesto originale, arricchendosi di nuovi significati e applicazioni. Oggi, l’espressione è utilizzata in una varietà di contesti per comunicare l’idea che non ci sia nulla di utile o interessante disponibile, oppure che sia impossibile ottenere un beneficio o una ricompensa desiderata. Può essere impiegata, ad esempio, per descrivere una situazione in cui le risorse sono esaurite o le possibilità sono limitate.
Questo modo di dire riflette una saggezza popolare intrisa di realismo e rassegnazione, incarnando l’idea che, a volte, bisogna accettare la realtà delle circostanze e adattarsi di conseguenza. “Non c’è trippa per gatti” ci ricorda che non sempre è possibile ottenere ciò che vogliamo, soprattutto quando le condizioni esterne non lo permettono.
In breve, l’espressione “non c’è trippa per gatti” è un vivido esempio di come un evento storico specifico possa trasformarsi in un detto popolare, trascendendo i confini temporali e geografici per diventare parte del patrimonio culturale e linguistico condiviso, continuando a essere utilizzato per comunicare concetti universali di mancanza e impossibilità.